Il Parco della Murgia Materana: un habitat a misura di CAITPR

by PASSIONECAITPR
Parco della Murgia Materana

La Murgia era il regno dei pastori e dei mandriani, una vera e propria classe sociale che con i suoi riti e tradizioni offriva un notevole contributo alla “civiltà contadina” e più in generale a tutta la civiltà rupestre che oggigiorno, attraverso lo studio e la ricerca, acquista il valore storico che le compete.
Una civiltà che ha avuto la sua massima espressione nel fenomeno delle chiese rupestri che rendono la Murgia partecipe, unitamente alla Cappadocia con le sue valli di Goréme ed Ilhara, della Siria, della Tunisia o del lontano Tigrai, del grande fenomeno rupestre del bacino dei Mediterraneo.

Il territorio Materano è ricco di testimonianze preistoriche, tanto da risultare uno dei più importanti dell’Italia Meridionale. Molte le zone di interesse archeologico ricadenti nell’area del Parco della Murgia Materana.
Numerosi sono i giacimenti di superficie ascrivibili al paleolitico inferiore-medio, distribuiti lungo i terrazzi di origine fluvio-lacustre, da cui provengono manufatti riconducibili all’acheuleano avoluto.

Questi siti hanno restituito bifacciali e prodotti su scheggia di tecnica protelevalloisiana e levalloiso-musteriana.
Scarse le testimonianze del Paleolitico superiore, probabilmente più per carenza di ricerche specifiche che per assenza di giacimenti.

Il Neolitico è ben documentato da abbondanti materiali rinvenuti in numerosi insediamenti che ne attestano quasi tutta l’estensione cronologica, dalla ceramica impressa a quello dello stile di Diana.

L’età del Bronzo è documentata da sepolcri collettivi, a grotticella artificiale o naturale, lungo la gravina di Picciano.

Un patrimonio considerato un “unicum” nel suo genere.
Chiese rupestri rase al suolo o orribilmente saccheggiate, affreschi asportati o vandalicamente deturpati, jazzi o masserie storiche ridotti in rovina per incuria o abbandono o, il più delle volte oggetto di atti vandalici, cave aperte in spregio di ogni valore paesaggistico, tante violente ed antieconomiche modifiche colturali e tante piccole discariche abusive.
Questo lo spettacolo che si staglia nei tempi intercorsi dalla prima richiesta di tutela ad oggi. In trenta anni un patrimonio che si era conservato quasi intatto per secoli, è stato dimezzato nelle sue preziosità naturali e storiche.

É del 1978 la legge regionale che individuava, per questa area murgica, la realizzazione di un Parco, unico strumento in grado di offrire, in equilibrio, tutela e sviluppo.
La Murgia materana, oltre ad una originale natura, conserva le più affascinanti vestigia della civiltà rupestre presenti in Italia, offrendo una varietà di elementi storici che consentono di distinguere le culture diverse che si sono succedute nel corso dei millenni.

Culture tutte ancorate ad un ambiente naturale particolare che ha formato e condizionato l’identità di un territorio.

Oggi, la Murgia Materana, in questo spaccato di centinaia di ettari, è un habitat che preserva la biodiversità anche grazie ai nostri CAITPR.

L’allevamento di Cavalli Agricoli come forma di valorizzazione turistica si fonde con il Parco Regionale della Murgia e regala cartoline uniche ai tantissimi gruppi di visitatori che quotidianamente percorrono la panoramica che dallo Jazzo Gattini arriva fino al belvedere solcato dalle gravine che si affaccia sui Sassi di Matera.

Il rapporto tra uomo e natura all’interno del Parco della Murgia Materana copre in maniera spettacolare un periodo temporale che va dalle civiltà rupestri agli inizi del 1900.
Lo sfruttamento cerealicolo-pastorale del territorio ha determinato la realizzazione di masserie, iazzi (o jazzi), sistemi di canalizzazione, vasche di decantazione e cisterne per la raccolta delle acque, che nel corso dei secoli sono state messe in rete tra di loro attraverso una viabilità che si collega anche con la città di Matera, e che ancora oggi è utilizzata per gli spostamenti all’interno del Parco.

Due le realtà che abitano questo luogo magico.

Giulio Perniola con il suo armento ed Antonello Taccardi con il suo tiro a tre (triga), rigorosamente CAITPR.

Come sempre, particolare attenzione è stata data sia a spaccati aziendale rispettosi di buone pratiche di Allevamento, sia a realtà che hanno a cuore la promozione dei territori attraverso la valorizzazione di soggetti addestrati agli attacchi.

LA BIODIVERSITÀ É UN TESORO DA PROTEGGERE

L’Italia vanta in assoluto il patrimonio di diversità biologiche più variegato al mondo.

Negli ultimi 20 anni, sulla scia dei  trend dettati dai nostri cugini europei, il Cavallo inteso come animale da Zootecnia finalizzato alla selezione ed all’Allevamento ha subito un processo di riqualificazione anche nelle moderne aziende agricole, veicolando in maniera calzante i concetti di eco-sostenibilità e basso impatto ambientale.

Ed è in questo spazio che oggi la “conservazione della biodiversità” trova una collocazione su diversi livelli.

Innanzitutto l’attività operata dagli Allevatori, cosiddetti CUSTODI che aderiscono a specifici programmi di conservazione come quello di PASSIONECAITPR, lavorando alacremente affinché si conservi  una certa variabilità del patrimonio genetico all’interno della stessa razza in determinate e specifiche condizioni; in secondo luogo sulla capacità di adattamento di determinate specie in certi territori all’apparenza un po’ estremi e molto spesso assai diversi tra loro, facendo sì che le aree adibite al pascolo vengano preservate da rimboschimenti selvaggi che potrebbero diventare habitat  ideali per i pericolosissimi incendi estivi troppo spesso dolosi; last but not least, valorizzando la funzione sociale legata alla cultura storico-naturalistica che in questi anni sta fortunatamente vivendo un periodo favorevole, consente di rivivere seppur solo attraverso i ricordi le tradizioni, la cultura di certe terre profondamente intrise in questa civiltà pastorale.

Alcuni scatti di Marta Fusetti



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