Cambio di paradigma: il CAITPR al centro

by PASSIONECAITPR

Oggi ti voglio raccontare una storia.

Verso la metà del 2015 appresi con un certo entusiasmo una notizia che aleggiava in maniera ancora piuttosto fumosa circa il fatto che il Parlamento Europeo discutesse di un nuovo Regolamento che – una volta entrato in vigore –  avrebbe letteralmente stravolto quel che in Italia era considerato un dogma: il sistema allevatori.

Sembrava una di quelle notizie talmente sensazionali da sembrare quasi quasi una bufala.

Sta di fatto che nel giugno 2016 uscì un pdf che nelle teste di molti seminò lo sgomento.

REGOLAMENTO (UE) 2016/1012 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO dell’8 giugno 2016 relativo alle condizioni zootecniche e genealogiche applicabili alla riproduzione, agli scambi commerciali e all’ingresso nell’Unione di animali riproduttori di razza pura, di suini ibridi riproduttori e del loro materiale germinale, che modifica il regolamento (UE) n. 652/2014, le direttive 89/608/CEE e 90/425/CEE del Consiglio, e che abroga taluni atti in materia di riproduzione animale («regolamento sulla riproduzione degli animali»).

CHI OSAVA ABROGARE LA FAMOSA LEGGE 30?

I negazionisti non mancarono di manifestarsi anche in questa occasione e per circa un anno ebbi modo di ascoltare le versioni più bizzarre, fantasiose e creative che si potessero anche solo lontanamente immaginare in merito alla faccenda.

Il succo della questione, sebbene si percepisse a naso il “terrore” del vecchio sistema davanti ad una liberalizzazione di cotanta portata, fu quello di negare l’evidenza, non curarsi minimamente di quel che potevano essere le reali conseguenze e tirare avanti alla meno peggio.

TANTO NON CAMBIA NIENTE, VEDRAI!

Sarà…  ma i giorni scorrevano in fretta e caso strano poco meno di due anni dopo nel maggio 2018 anche l’Italia recepì la direttiva comunitaria ed emanò il famoso Decreto 52.

I negazionisti  sempre più atterriti, continuavano a cercare di mantenere (almeno con le parole) quella specie di predominio di cui si sentivano i padroni indiscussi, un po’ come fanno i cani anziani quando marcano sempre il solito angolo ormai da troppi anni: non ci fa caso più nessuno.

I problemi sostanziali ora erano due:

  1. gli angoli di cui sopra si erano moltiplicati in maniera esponenziale e quindi il territorio stava perdendo la linea di confine che genera sicurezza;
  2. quel che un paio di anni prima sembrava una chimera, ora aveva assunto sembianze reali e addirittura parlava la nostra lingua.

In quel periodo ero stata eletta nel Comitato Direttivo di ANACAITPR.

Una delle esperienze in assoluto più noiose della mia esistenza. Avevo il magone quando veniva indetta qualche riunione. Persino peggio che andare a scuola ai tempi della scuola.

Il trionfo del nulla: ogni tanto appariva qualche bizzarro personaggio con quell’aura da salvatore della Patria, che spariva in linea di massima con altrettanta velocità, senza apportare il benché minimo valore aggiunto. 

IDEE POCHE E BEN CONFUSE, FATTI ZERO.

Dopo una pietosa serie di dimissioni in sequenza, in alcuni casi filo-guidate, fu di nuovo il momento di tornare alle urne…  e mi guardai bene dal lasciarmi coinvolgere nuovamente.

Nel frattempo, mentre le questioni si complicavano in maniera grottesca tra bandi ingarbugliati, anticipazioni bancarie, salti mortali tra le rendicontazioni e quant’altro il mio pensiero tornava fisso a quel famoso Regolamento Europeo che di fatto accordava a noi Allevatori un diritto insindacabile: l’autonomia.

E TI PARE POCO?

Lo lessi per intero diverse volte e non mi sembrò poi così insormontabile!

Unico ostacolo, messo lì non a caso, era quello relativo al fatto che alle organizzazioni di Allevatori fosse richiesto come requisito fondamentale di avere una personalità giuridica propria.

Tradotto in soldoni significava trovare un capitale liquido di almeno 50k € (cinquantamila euro sonanti) ed attivare una pratica in Prefettura che ai tempi del COVID sembrava un UPGRADE a dir poco ingarbugliato.

LASCIA CHE TI RACCONTI COSA É SUCCESSO QUANDO SI É SPARSA LA NOTIZIA DEL RICONOSCIMENTO DELLA PERSONALITÀ GIURIDICA DI PASSIONECAITPR

Un tam tam che sapeva più che altro di rito tribale.

POST imbarazzanti pubblicati su qualche social, senza nè capo nè coda.

Lì ho capito che l’età anagrafica e l’età cerebrale sono due cose ben distinte.

Per non parlare del concetto oggi scontato di “professionalità”!

Niente, il vuoto cosmico.

Sta di fatto che l’agognato riconoscimento con relativa iscrizione nel Registro delle Associazioni riconosciute era avvenuto ma la confusione e lo sgomento “vero” iniziavano a farsi spazio nelle menti pensanti del nostro ambiente.

Per di più il MIPAAF, indicato nel Regolamento Europeo quale Autorità Competente, nel frattempo aveva addirittura espresso parere favorevole sul nostro Statuto.

Sarà vero? No, impossibile… tanto non lo possono fare.

Caso strano, a confondere ancor più le idee di gente che per natura diffida sempre per partito preso, pur non capendo di cosa diffida, il fatto che numerose altre realtà Associative tra cavalli, vacche e bufale avevano intrapreso il nostro stesso percorso.

SBAM

Tutte le verità passano attraverso tre stadi.

Primo: vengono ridicolizzate; secondo: vengono violentemente contestate; terzo: vengono accettate come evidenti.

– Arthur Schopenhauer

Tra una macumba e una profezia anche i più scettici ben presto si sono convinti del fatto che il fare comune verso questa nuova direzione non solo era assolutamente legale, ma ancor prima legittimo.

E ALLORA?

Due cose mi hanno fortemente colpita in tutta questa vicenda.

1. La totale assenza di “amor proprio” da parte di chi per circa 30 anni ha tirato i fili di questo teatrino, senza sforzarsi minimamente di capire le posizioni di un substrato Allevatoriale che di fatto ama la razza ed ha dimostrato anche stavolta di essere disposto ad investire in proprio pur di vederla valorizzata come merita, anziché crogiolarsi nei famosi “nonostante tutto” e “tutto sommato”.

2. L’inerzia accompagnata da una buona dose di ignavia, dimostrate in questa occasione nel negare l’evidenza fino all’ultimo e rimanere fagocitati senza la minima capacità progettuale in una sorta di vortice, dal quale forse ci si sarebbe aspettato un intervento scenico risolutivo della Divina Provvidenza, stile MALAVOGLIA.

COSA HO IMPARATO IN TUTTI QUESTI MESI DI SBATTIMENTO?

EPPUR SI MÒVE!

Che nelle cose nelle quali mettiamo la faccia bisogna crederci.

Non a parole, ma con i FATTI.

Di guru e di santoni è già pieno il mondo. Serve gente che faccia!

É proprio questa la cosa più difficile. E ti posso garantire che di momenti complicati ne abbiamo superati diversi.

In fondo è normale quando ci si imbarca in una avventura nuova, che è risultata tale non solo per noi.

Bisogna crederci fino in fondo, bisogna circondarsi di persone che hanno la nostra stessa visione e che condividono in toto la scintilla che ha innescato il processo.

Poi detta per come è, questo famoso processo bisogna amarlo e non farsi mai demoralizzare dagli ostacoli del percorso.

Ingrediente essenziale la PAZIENZA come lifestyle.

E penso che sulla pazienza scriverò ancora alcuni post del BLOG perché è un aspetto troppo importante, comune ad un elevato numero di argomenti che fanno parte del piano editoriale di PASSIONECAITPR.

La pazienza, in fondo, è anch’essa una forma d’azione!

– A. Rodin

Chi vive davvero con e per i Cavalli, questo lo sa bene.

A presto, Annalisa

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