La Madonna della Bruna di Matera, Maria Santissima della Bruna, è la protettrice della città. È per lei che ogni anno si attende l’arrivo del 2 luglio, il giorno in cui la Vergine viene celebrata e festeggiata, la giornata più lunga dell’anno in cui la città dei Sassi si veste di festa e religiosità, trasformandosi in un crescendo di emozioni legate alla storia, allo spirito religioso e alla tradizione, con luci pagane che si uniscono a bagliori sacri, un’occasione speciale, quella in cui viene celebrata la Madonna della Bruna di Matera, in cui il senso di devozione che i materani portano nel cuore per la loro protettrice raggiunge l’apice.
La statua sacra della Madonna della Bruna di Matera, custodita nella prima cappella a sinistra della chiesa di San Francesco d’Assisi la ritrae candida, con uno sguardo pieno di misericordia e una veste chiara, semplice ed elegante.
Una regina che tiene con il braccio sinistro il Bambino Gesù.
Ecco la Madonna della Bruna di Matera.
Significati e origini del rito
In realtà, tuttavia, le origini della festa sono richiamate da un’altra opera, un affresco di scuola bizantina risalente alla seconda metà del XIII secolo, custodito nella cattedrale sull’altare a lei dedicato; un dipinto che è del tipo “Odigitria” (cioè colei che indica la via) in quanto è raffigurata mentre con la mano destra indica il Bambino Gesù tenuto sul braccio sinistro.
Il significato etimologico del termine “bruna” fuga qualsiasi dubbio su eventuali riferimenti cromatici della sacra figura e apre lo sguardo, invece, su un duplice significato: da un lato l’espressione deriverebbe dal longobardo brùnja, “corazza”, da cui discende il titolo “Madonna della difesa” con il ruolo di protettrice che ella esercita sul popolo, difendendolo da ogni forma di male; dall’altro, il temine deriverebbe da Hebron, città della Galilea dove Maria si recò per assistere la cugina Elisabetta, incinta del futuro Giovanni Battista.
Un alone di mistero avvolge anche l’inizio di questo legame indissolubile tra la Bruna e la città dei Sassi, un legame profondo, viscerale e antico fatto di fede e devozione che trova il suo principio più di 600 anni fa, esattamente nel 1389, anno in cui Papa Urbano VI (già arcivescovo di Matera) decretò che la festa della “Visitazione di Maria ad Elisabetta” fosse celebrata il 2 luglio.
Tra storia e leggenda
Come la leggenda narra, il tutto avrebbe avuto inizio in una torrida sera di luglio, quando un contadino rincasando sul suo carretto fu fermato da una giovane donna che gli chiese un passaggio. L’uomo accettò titubante. Durante il tragitto un senso di gioia lo pervase ma, giunti alle porte della città, chiese alla donna di scendere vicino la chiesa di Piccianello poiché a quell’epoca era impensabile che due sconosciuti di sesso diverso potessero restare insieme da soli.
La giovane accettò ma, prima di andar via, lo salutò pronunciando queste parole “Così, su un carro molto ben addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città” e gli lasciò un messaggio con cui venivano invitati il vescovo, il clero e i nobili di Matera a recarsi in quel punto. Quando costoro accorsero trovarono una statua ad attenderli, Maria Santissima della Bruna.
Il carro del contadino improvvisamente si trasformò in un tripudio di decorazioni e luci al centro del quale trionfava la sacra effigie. Il carro fu trainato fino in centro, davanti alla Cattedrale.
Qui, furono fatti tre giri, come a voler consegnare alla Bruna le sorti della città.
Altre due leggende ruotano attorno alle origini del rito.
La prima spiega lo “strazzo” (l’assalto) del carro con l’intento dei materani di nascondere ai saraceni le immagini sacre. Distruggevano il carro per evitarne il saccheggio. La seconda, invece, riporta la distruzione del carro al tentativo del popolo materano di convincere il proprio signore, il Conte Tramontano, a mantenere la promessa di costruire un carro nuovo ogni anno.
Il 2 luglio: la devozione dei materani nel giorno più lungo dell’anno
È il giorno più atteso dell’anno. Un ricco cartellone di eventi e rituali scandisce lo scorrere del tempo. Ad aprire le celebrazioni sotto le timide luci dell’alba del 2 luglio, la solenne Processione dei Pastori che prende il via dalla Chiesa di San Francesco d’Assisi.
A mezzogiorno l’immagine della Madonna viene prelevata dalla Chiesa di San Giuseppe, luogo deputato alla preparazione della statua detta in gergo popolare “Cher’ ca non s’ assramm” (quella che non ha paura) che si distingue dalla statua originale che è custodita nella cattedrale (attualmente per lavori di restauro, nella chiesa di San Francesco d’Assisi).
Scortata dai Cavalieri della Bruna, seguiti dalle autorità ecclesiastiche a bordo di sfarzose carrozze d’epoca, è condotta a Piccianello, il luogo dove secondo la leggenda è avvenuta la sua prima apparizione, nella Chiesa dell’Annunziata.
Successivamente, alle cinque del pomeriggio, dopo la celebrazione della messa, la statua della Madonna viene collocata sul carro trionfale e, scortata dai cavalieri in costume, percorre le vie del centro e ritorna alla cattedrale.
Lì la processione serale si conclude con il rito dei “tre giri” con il quale il carro, con ancora su di esso l’effigie, gira per tre volte intorno alla piazza a simboleggiare la presa di possesso della città da parte della Vergine; in tal modo si invoca la sua protezione ancora per tutto l’anno successivo.
“A moggh, a moggh, all’onn c’ ven”: lo “strazzo” del Carro Trionfale.
La distruzione del Carro Trionfale: lo “strazzo”. Realizzato in cartapesta, presenta ogni anno tematiche religiose diverse dettate dalla Curia locale.
Il cartapestaio di turno viene scelto tramite un concorso indetto dal Comitato della Festa della Bruna e i lavori hanno inizio già nel mese di gennaio.
Fiumi di folla, attendono trepidanti l’adrenalinico momento della distruzione dell’opera al quale fa seguito un suggestivo spettacolo pirotecnico. La conquista di una parte del carro, piccola o grande che sia, è per il materano auspicio di buona sorte per l’anno che verrà, come sottolineato dal detto popolare pronunciato alla fine dei festeggiamenti “A moggh, a moggh, all’onn c’ ven” (l’anno prossimo sarà migliore) che equivale all’ad maiora latino, in attesa dell’appuntamento del 2 luglio seguente, evento tanto atteso e protagonista nel cuore dei materani.
Immancabile presenza quella di Antonello Taccardi, materano inside, che da anni ormai partecipa all’evento in costume in veste di Paladino della Bruna con i suoi cavalli agricoli italiani da tiro pesante rapido (CAITPR).