Dottore Agronomo, per 20 anni alla guida dell’Associazione Nazionale del Cavallo Haflinger e poi Consulente Tecnico Scientifico presso l’Università degli Studi di Milano-Azienda Didattico Sperimentale Giampaolo Guidobono Cavalchini, nonché consulente per Agriconsulting S.p.A. Società per la Consulenza e lo Sviluppo delle Attività Agricole e Ambientali di Firenze, oggi Paolo Piccolino Boniforti accetta la sfida alla guida della nuova Associazione Nazionale Allevatori PASSIONECAITPR M.G.P.S. e ci racconta il suo punto di vista.
Con il Regolamento n. 2016/1012 della Comunità Europea ed il Decreto Legge n.52 del 08/05/2018 che recepisce il citato regolamento e disciplina la Riproduzione Animale in Italia, una nuova era si è affacciata sul panorama zootecnico italiano.
Infatti il sistema zootecnico nazionale viene completamente rivoluzionato con l’introduzione di nuovi assetti sociali, denominati Enti Selezionatori. Giuridicamente saranno Enti di primo Grado.
Ciò significa che i singoli Allevatori entreranno nella gestione dei propri Enti Selezionatori senza più l’intermediazione rappresentativa di un’Associazione Provinciale Allevatori o Associazione Regionale Allevatori.
Il vecchio sistema AIA viene completamente modificato e aggiornato.
L’Europa ha voluto fortemente l’eliminazione di posizioni monopolistiche e l’apertura a posizioni concorrenziali.
Per la prima volta in un documento legislativo, entrano oltre alle tematiche relative alle produzioni, altri termini quali biodiversità, benessere animale, cambiamenti climatici, sostenibilità, inquinamento e sanità.
Le campane in Europa e nel mondo avevano incominciato a suonare già a metà degli anni ’90.
Le varie PAC (Politica Agricola Comunitaria) incominciavano a tracciare, sebbene debolmente, il solco.
Le contribuzioni pubbliche al sistema zootecnico cominciavano ad essere tagliate. Nuove sistemi nei controlli funzionali cominciavano ad essere prodotti.
Di contro, sul piano organizzativo, si alzavano le barricate a protezione di un sistema che diventava via via obsoleto.
Ma fu stato scelto di “tirare a campare” piuttosto che tirare le cinghie e pensare ad un sistema nuovo.
Ricordo un convegno organizzato dalla Regione Emilia Romagna a fine 2004 proprio sul tema dell’adeguamento del sistema zootecnico italiano.
La relazione principale era tenuta dal Direttore dell’ ICAR, l’italiano Dr. Andrea Rosati e dal Presidente ICAR Neil Petreny (attualmente Presidente dell’Associazione Allevatori del Canada).
Presentarono in maniera precisa e didascalica come i principali e più importanti Paesi a elevato impatto e organizzazione zootecnica a livello mondiale, si erano adeguati o stavano adeguandosi ai nuovi tempi.
Molti di questi Paesi vi erano giunti senza imposizioni legislative.
Noi ci siamo arrivati dopo quasi 20 anni. La cosa non fu presa molto bene da chi voleva e purtroppo vuole continuare a tenere posizioni di rendita.
Tolta la rendita il castello di sabbia cade.
Tornando a quella giornata del dicembre 2004, con la premessa delle righe più sopra, è facile capire come furono prese le informazioni dei due relatori.
In ambito equino ed equestre la Germania e l’Austria attraverso i loro organi nazionali rappresentativi (la F.N. e l’A.R.G.E.), hanno utilizzato il Regolamento Comunitario 1012/16, e i Piani di Sviluppo Rurale Nazionali finanziati da Fondi Europei, per riorganizzare i loro reciproci sistemi organizzativi.
Dall’allevamento, alla preparazione, alla commercializzazione, alle competizioni, alla conservazione delle razze equine.
Attualmente sono talmente in vantaggio su di noi che malgrado continuino a guardare alla validità dei nostri allevamenti, non possono permettersi di aspettarci.
Quattro anni di anticipo in questo settore sono un’enormità.
Ora in Italia e per la nostra Razza esiste realmente la possibilità di costruire un percorso selettivo moderno e innovativo che pone al centro del proprio lavoro il cavallo e gli allevatori.
Finalmente ARTEFICI del nostro destino.